Macro Mattatoio
Padiglione 9A
In mostra nove artisti – Cyprian Gaillard, Laurent Grasso, Paolo Icaro, Ann Veronica Janssens, Giovanni Ozzola, Claudio Parmiggiani, Reynold Reynolds, Gavin Turk e Pae White – che propongono una selezione di oltre tredici opere di grandi dimensioni, fra cui installazioni site specific e ambientali, incentrate sul tema del fumo come stato alternativo di percezione della realtà.
Gli artisti hanno scelto di utilizzare il fumo come metodo di creazione, strumento attraverso cui leggere e osservare il mondo, elemento percettivo per offrire nuove prospettive artistiche, consentendo di cogliere diverse angolazioni da cui appunto percepire la luce, l’immagine, l’oggetto e il suono. Così in alcuni casi il fumo è il paesaggio, in altri una modalità di percezione, in altri ancora un luogo di situazioni evocative.
Si inizia con Giovanni Ozzola, il più giovane artista della mostra, con l’opera “Studio-Nuvola” tramite cui crea un rapporto psicologico con i paesaggi e gli elementi della natura. A seguire, le storiche opere di Paolo Icaro in cui il fumo fa prima da sfondo a eleganti disegni che ricordano calligrafie orientali, divenendo, successivamente, azione attraverso leggerezza e dinamismo. La mostra prosegue con Claudio Parmiggiani, artista che riserva al fumo un preciso spazio: attraverso l’azione di riempire i vuoti, l’artista genera una dialettica tra il presente e l’assente, creando uno stato evocativo del tempo. Nell’area centrale del Padiglione si pone l’istallazione di Ann Veronica Janssens, che da oltre vent’anni sperimenta l’uso della luce in particolari condizioni in cui la percezione cambia. Nei lavori di Janssens si entra in uno stato sensoriale all’interno di un paesaggio in cui il vuoto acquista una sua fisicità. Una lettura più “urbana” è invece data da Laurent Grasso che, attraverso l’uso del computer, ricrea una nuvola artificiale che attraversa indisturbata le vie di una città. Grasso usa spesso il concetto di moto, come l’altro artista francese in mostra, Cyprian Gaillard, che nella sua creazione, come in un’opera di Beckett, ci pone di fronte all’attesa di un treno, che però non arriverà. E Beckett è ancora presente in “Burn” di Reynold Reynolds, realizzato insieme a Patrick Jolley. Il breve film mostra la vita di una famiglia tra le fiamme di un fuoco perenne, che non sembra disturbare in alcun modo il quotidiano svolgimento delle vita casalinga. I protagonisti del video sembrano figure abbandonate e annoiate, ripetitivi nello svolgere le loro azioni, nonostante tutto attorno a loro stia bruciando. Un grande inno alle volute eleganti del fumo è proposto da Pae White. Fissando nella sua ricerca il fragile equilibrio tra il fisico e l’effimero, l’artista trova un rapporto magistralmente costruito attraverso la tecnica dell’arazzo, creando suggestive immagini con una loro precisa fisicità. Infine, nell’opera “Parapraxis” Gavin Turk usa il fumo per evocare delle situazioni immaginarie nello spazio: quasi come un fantasma, la colonna di fumo suggerisce possibili entità, volti e figure che appaiono e scompaiono nella dinamica forma generata dal fumo. Un modo per costruire un’infinita gamma di storie che l’artista riesce a bloccare e ritrarre.