Alessandro Valeri vive e lavora tra Roma, Narni e molteplici residenze in nomadismo creativo. Attraverso un originale percorso tra materiali e tecniche diverse – installazione, fotografia, video, pittura, disegno, scrittura etc. – palesa una considerazione critica nei confronti della realtà – più spesso problematica – che di volta in volta egli indaga, individuandone criticità, degenerazioni, mistificazioni, interdizioni e preconcetti concreti che si incontrano, si impongono e che non avrebbero motivo di esistere. Tale analisi, nella sua arte, si manifesta sempre attraverso un gesto di mediazione dolce e di apertura all’altro da sé. Infatti, i suoi lavori nascono da un desiderio di partecipazione e condivisione creativa, sociale e politica che indichi la possibilità di un cambiamento: sia nella coscienza, individuale e poi collettiva, sia più concreto e materiale.
Nasce da questa sua attenzione e visione l’articolata operazione resistenziale Sepphoris, un viaggio iniziato dall’artista nel 2011 a Tzippori (in greco antico Sepphoris) in Galilea, vicino a Nazareth. E’ lì che, all’interno di un moshav ebraico in una zona del paese prevalentemente abitata da arabi musulmani, un piccolissimo gruppo di suore dell’Ordine delle Figlie di Sant’Anna gestisce, con operatori cristiani, ebrei e musulmani, un orfanotrofio che accoglie bambini senza fare alcuna distinzione di etnia o religione e assolutamente senza propensione all’evangelizzazione. In questa struttura Valeri ha portato il suo contributo concreto di artista. Ha infatti donato alla casa d’accoglienza un’ampia serie di opere nate in quel contesto e si è impegnato direttamente nella vendita (con tanto di registrazione notarile) e il cui ricavato è servito e sta servendo ad acquistare beni di prima necessità per l’orfanotrofio. Il video SEPPHORIS (2015, 18'), con la sua storia meravigliosa di bambini affrancati grazie alla pratica del disegno e della creatività, e fatta di accoglimento e rispetto dell’altro da sé, ne è una diretta filiazione.
L’opera calpestabile e installativa S.T., 2017 (dimensioni variabili, spezzoni di matite), una cui declinazione è stata esposta con successo al MACRO Testaccio di Roma nel giugno 2016 (nella personale Lasciami entrare), concede la possibilità di un instabile percorso a rischio e pericolo del fruitore che accetti la chiamata di Valeri al suo gioco serio dell’arte. Le matite richiamano il mondo infantile, quello dell’apprendimento scolastico e il libero disegnare dei bambini e, spezzate, sono metafore efficaci da una parte della ribellione, dall’altra delle possibilità negate, anche di un equilibrio. Questi mucchi di mozziconi di matite rimandano all’età dell’innocenza violentemente proiettata in una realtà ben poco innocente… Ma a Valeri non basta: intende creare una connessione più profonda con le persone, disposte a farsi più partecipi, incedendo sul pavimento reso impervio, perché le matite rotolano e si spezzano ulteriormente sotto i passi di chi vi cammina sopra: riconoscendo e superando la difficoltà del percorso ad inciampo, allegorico dell’Arte e della Vita.
Universal Keyboard (2016, neon, 100x100cm) diventa in questa narrazione un segnale fatto di parole emblematiche – life milk dead – che accompagnano dentro il concetto globale di questa mostra: la possibilità del rinnovamento e del ciclo della vita sempre a rischio; infine, la scultura Dove finisce il dissenso (2017, dimensioni variabili, cartone, nastro adesivo, ca 80000 spezzoni di matite) rivela – a partire dalla didascalia, che è parte integrante dell’opera – le trappole dell’inibizione e omologazione in cui la società contemporanea dominata dalla protervia del potere e dell’economia fa cadere gli ex bambini liberi, ancora senza sovrastrutture, poi divenuti grandi e ora fatalmente prede dell’omologazione imperante. Che qualcuno riesce a non archiviare. Resta, per tornare ad essere se stessi, autonomi ed empatici, una sola possibilità – titolo della mostra – e ognuno ha la sua: l’arte può solo aiutare a porre il problema, a farsi qualche inedita domanda e a fornire una diversa visuale, meno scontata, sulla vita e sulle cose.