MACRO Sala e Sala Bianca
La mostra, a cura di Paulo von Vacano, raccoglie e racconta 40 anni di Street Art e Writing, ospitando negli spazi del museo i più importanti artisti che hanno segnato le tappe fondamentali di questo movimento a livello internazionale e locale.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Regione Lazio, ideata e prodotta da Drago, in collaborazione con nufactory (promotore e ideatore di Outdoor Festival), progetto ABC della Regione Lazio e con il supporto organizzativo e servizi museali di Zètema Progetto Cultura. La mostra è inoltre patrocinata dal CONI.
Cross the Streets è una piattaforma culturale che getta le basi per una storicizzazione del fenomeno del Writing e della Street Art, tirando le fila del fenomeno artistico e mediatico fra i più influenti degli ultimi quarant’anni. Una controcultura, ormai diventata ampiamente mainstream, entra al MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma, dove sono già presenti interventi permanenti di street/urban art realizzati da Bros, Ozmo e Sten&Lex.
Il progetto nasce da alcuni concetti fondamentali della ricerca di Paulo Lucas von Vacano sulla controcultura Street e tutte le sue declinazioni. Come scrive nel catalogo “La strada osserva. La strada governa […] Scegliere la creatività a discapito della criminalità è una posizione che incentiva l’arte, la musica e lo sport. La rivoluzione avviene quando la strada entra nel museo e il museo si trasferisce nella strada. Chi sopravvive alla strada governa il mondo!”
Unica avanguardia in grado di riunire gioventù, periferie e minoranze della globalizzazione, l’arte urbana, in tutte le sue forme - dal Writing, ai Graffiti, dal Muralismo alla Street Art – ha influenzato profondamente l’immaginario collettivo: partendo da fenomeno underground di protesta giovanile questa pratica artistica è arrivata a contaminare tutti i campi, dalla moda alla musica, dal cinema alla fotografia fino alla pubblicità e, più in generale, è diventata di dominio pubblico. Lo scopo di Cross the Streets è quello di indagare, a livello globale, la potenza e la fascinazione di questa multimedialità estrapolandone le linee guida, i pionieri mondiali, i fenomeni di costume da essa generati e, a livello locale, la storia del graffitismo romano.
La sezione dal titolo “Street Art Stories” ospita una selezione di artisti e opere che – riuniti sotto la stessa visione – permettono allo spettatore di avere una panoramica più chiara possibile della nascita e dell’evoluzione del fenomeno della Street Art. Appena entrati si viene colpiti dall’installazione site specific dell’artista franco americano WK Interact che, con il suo lavoro di ben 14 metri di ampiezza, ha dato vita a una scena simbolo della sua ricerca dinamica. Poi, oltre ai rinomati mosaici dell’artista francese Invader che hanno invaso le strade di Roma nel 2010, si può osservare Middle East Mural, una maxi tela grande più di 10 metri di Shepard Fairey aka Obey the Giant che viene esposta per la prima volta in Europa, accompagnata da più di trenta pezzi mai esposti a Roma in grado di dare una visione tout court sul lavoro di uno dei più famosi artisti americani. Si prosegue poi con Keith Haring Deleted, una testimonianza fotografica di Stefano Fontebasso De Martino a cura di Claudio Crescentini, con in mostra una serie di foto, presenti nella collezione del MACRO - CRDAV, relative all’intervento di Keith Haring sul Palazzo delle Esposizioni (1984), successivamente “cancellato” in occasione dell’arrivo del Presidente Gorbaciov nella Capitale. Sempre di Stefano Fontebasso De Martino sono anche le fotografie (1984-86, coll. privata) di un altro intervento artistico di Keith Haring a Roma, realizzato durante un suo secondo soggiorno nella Capitale sui pannelli trasparenti del ponte sul Tevere, dove transita la metropolitana linea A del tratto Flaminio-Lepanto. Anche questo intervento “Deleted”.
Altri lavori importanti sono i site specific: ad alcuni artisti simbolo del movimento è stata riservata una fetta di museo, nello specifico 5x10 metri, per esprimere liberamente la propria arte fra dripping, installazioni, lettering, stencil, poster e lavori su tela, il tutto realizzato all’interno e per gli spazi del Museo. Fra i nomi di artisti internazionali coinvolti il graffiti artist tedesco Daim, king della tecnica 3D, Chaz Bojourquez, capostipite dello stile del lettering West Coast e idolo di tutto il mondo dei tatuaggi, Evol, famoso per le sue installazioni di paesaggi urbani in miniatura, e fra i romani Diamond, con la sua estetica fra il liberty e il tatuaggio old school, il maestro dello stencil Lucamaleonte e JBRock che porterà una collezione di poster direttamente dai suoi interventi in strada.
Fra gli altri artisti in mostra citiamo Mike Giant, Sten e Lex, Will Barras, Cope 2, DozeGreen e Roa, Swoon, Fafi, Flying Fortress, Koralie, Nick Walker, Miss Van, Hyuro, Jeremy Fish, Microbo, Bo130, Galo, 2501, Mark Jenkins, Moneyless, Giacomo Spazio, Solomostry, Stella Tasca, Agostino Iacurci, Ozmo, Pisa 73, Luca Mamone e il giovanissimo Mosa One (classe 1997!) e, per la sezione dedicata al pop surrealism, Ray Caesar, Mark Ryden, Marion Peck, Camille Rose Garcia,Kazuki Takamatsu, Yosuke Ueno fino ad arrivare ai toys di Ron English.
Non manca una sezione fotografica incentrata sul fenomeno della Street Photography con opere di Estevan Oriol, Ed Templeton e Boogie.
La sezione “Writing a Roma, 1979-2017” che ospita una ricerca dedicata al rapporto speciale che lega Roma al Writing fin dal dicembre 1979, quando la Galleria La Medusa ospitò la prima mostra di graffiti organizzata fuori dagli Stati Uniti, è curata da Christian Omodeo, fondatore di Le Grand Jeu, agenzia e bookstore di Parigi specializzata in arte urbana. La riscoperta di un gruppo di opere di Lee Quinones e Fab 5 Freddy, esposte in mostra per la prima volta dopo essere state date per disperse per quasi quarant’anni, apre un percorso espositivo altrimenti incentrato su diverse generazioni di writers locali che, dagli anni ‘80 fino ad oggi, hanno fatto di Roma una delle capitali del Writing internazionale. In nessun’altra città al mondo, infatti, le metropolitane e i treni del sistema ferroviario urbano sono stati dipinti con la stessa continuità - quasi trent’anni - di Roma. Tra gli artisti coinvolti, oltre a Lee Quinones e Fab 5 Freddy, vanno citati Napal e Brus, Jon e Koma, Imos, Pax Paloscia, Rebus, il fotografo Valerio Polici e le crewsTRV e Why Style.
Un’ulteriore sezione riguarda i "Milestones" ossia gli eventi imprescindibili che hanno contribuito alla costituzione di questo movimento come le mostre dei primi anni 2000 dello Studio 14, l’International Poster Art, il progetto Izastikup, la nascita dell’Outdoor Festival e “Fuck You All”, mostra del 1998 di GlenFriedman le cui opere verranno raccolte dalla curatrice Rita Luchetti Bartoli.
Il logo di Cross the Streets è stato realizzato da Deep Masito, già fondatore e frontman del noto gruppo rap underground Colle der Fomento e ora tra i più famosi lettering artist.
L’intera mostra è allestita dallo Studio Ma0, un team di architetti fondato nel 1996 a Roma specializzato in allestimenti e installazioni multimediali, nella convinzione che l’architettura sia un sapere di mezzo, etimologicamente un media tra diverse discipline e geografie del territorio. Lo studio riflette sull’architettura come sistema di regole spaziali – playground – capace di produrre e modificare relazioni tra spazi e abitanti, tra pubblico e privato, tra artificiale e naturale.
L'allestimento di Cross the Streets porta fin dentro il museo il linguaggio della Street Art: per l’occasione il MACRO viene contaminato da elementi leggeri e temporanei, dalla segnaletica orizzontale che dalla strada entra direttamente nella sala grande, ai teli da impalcature che ne trasformano il grande spazio in una scena urbana da esplorare. Molti dei materiali torneranno ad essere riutilizzati nei cantieri edili, facendo così di Cross the Streets il più importante allestimento produttivo realizzato da Ma0, il passaggio di un processo costruttivo in cui gli sprechi sono ridotti al minimo e la vita dei materiali impiegati non si conclude con la mostra ma continua altrove.
La mostra Cross the Streets sarà accompagnata dalla realizzazione da parte della casa editrice Drago di un omonimo catalogo che documenterà tutti gli interventi in mostra con fotografie di Simon d’Exéa anche degli artisti a lavoro nel museo, delle opere e correlato da testi, interviste ai curatori e immagini d’archivio. Sarà realizzata inoltre una fanzine con la collaborazione di diversi operatori del settore e contenente interviste, reportage e servizi, con annesso spazio nelle varie pagine pubblicitarie per tutte le realtà limitrofe e gemellate con il progetto. Un documentario sul making of Cross the Streets sarà realizzato da Camillo Cutolo.
Durante la mostra, inoltre, verrà presentato il libro “The Street is Watching”, antologia di Street Photography che in 440 pagine raccoglie 50 anni di storia del movimento e racchiude il lavoro di più di cento artisti fra Mary Ellen Mark e Martha Cooper passando per Bruce Davidson, Jim Goldberg, Nan Goldin e Ryan McGinley. Il libro è edito da Drago.
Parallelamente alla mostra, la Sovrintendenza Capitolina organizzerà, fra giugno e ottobre, una serie di incontri su alcuni dei temi caldi della Street e dell’arte urbana in generale, che vanno dal diritto d’autore alla proprietà e legalità, dalla conservazione all’iconografia e la semiotica del Writing, dalla fruizione alla produzione. In contemporanea è stata anche lanciata una call verso tutti i Municipi di Roma Capitale in modo che possano venire a raccontare le “storie” della Street Art a Roma, lungo quasi quarant’anni di produzione urbana.
Durante l’arco della durata della mostra Cross the Streets saranno presentati al MACRO numerosi progetti riguardanti il rapporto tra l’arte e la salute psicofisica di fasce deboli come l’infanzia e la terza età realizzati con il Dipartimento diPediatria della Facoltà di Medicina e Psicologia, La Sapienza, Ospedale Sant’ Andrea di Roma.
Il 20 maggio l’artista JBRock realizzerà un raro esempio di art sharing durante l'evento speciale intitolato "The Moleskine Black Wall". L'opera, “Moleskine, il tuo universo”, verrà prodotta su un muro di 12 metri composto da 960 classici taccuini Moleskine. Gli stessi usati correntemente dai writers per preparare gli sketch dei loro lavori e chiamati appunto Black Book.
Ciascuno dei taccuini, in vendita durante la mostra, sarà taggato da un QR code che oltre a certificarne l’autenticità, permetterà ai proprietari di iscriversi tramite la piattaforma Vericode, messa a disposizione da TraceToo, al network degli art sharing owners del Moleskine Black Wall. Gli art sharing owners potranno così essere contattati in futuro per organizzare nel mondo nuove esposizioni dell’opera “Moleskine, il tuo universo”.
Il ricavato della vendita sarà donato in beneficienza ad ARTEinMENTE che in occasione della live performance dell'artista JBRock sul Moleskine Wall, riunirà in un workshop educativo i numerosi bambini e le loro famiglie coinvolti in questo progetto.
Tutto l’evento sarà ripreso dalla troupe televisiva di Amanita Production per Sky Arte.
La mostra comprende anche il progetto di sei eventi collaterali notturni. Dal 14 maggio sarà in programma la Sky Arte Arena, un ciclo di proiezioni dedicate alla street art all’interno dell’auditorium di Odile Decq: dieci appuntamenti realizzati in collaborazione con il canale satellitare Sky Arte HD (canali 120 e 400 di Sky) che presenterà opere come Dismaland – La giostra crudele di Banksy, Graffiti a New York e Ronnie Cutrone - Everything is a cartoon for me. L’ingresso alle proiezioni è gratuito per il pubblico in possesso del biglietto di ingresso alla mostra.