a cura di Luca Massimo Barbero ed Elena Forin
Promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali
In un gioco tra ironia, citazione e scrittura, Riccardo De Marchi costruisce per una sala del MACRO una mostra che coniuga lo spazio dell’individuo e quello dell’opera.
Da sempre interessato al racconto come traccia di contenuti, figurazione e metodo per penetrare la realtà, l’artista espone una serie di lavori, tra cui copertine di dischi, e interviene direttamente sulla superficie del museo perforando la parete di fondo della sala, che diventa quindi, al pari delle opere in alluminio, acciaio e plexiglass, una possibile dimensione per la sua scrittura “marziana”. Scegliendo il foro e la perforazione come punto di partenza per l’analisi delle cose, e divertendosi a “mappare liberamente varie eredità - da Fontana, a Derrida e Pollock” De Marchi elabora un linguaggio indecifrabile, che tra le note e il ritmo di una nuova incisione musicale, gli spazi delle luci e delle ombre, la presenza e il gioco del nulla sulle superfici, si offre al pubblico come una inedita e curiosa biografia.