Promosso da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzato in collaborazione con PDG Arte Communications, il progetto vede convergere insieme le “prospettive” d’arte di due città che lavorano per far viaggiare le esperienze dell’arte internazionale sul territorio nazionale. Dalla città lagunare appunto alla Capitale. Due città legate da una tradizione storico-artistica imponente che sono riuscite ad arricchire ulteriormente questo bagaglio per dare voce e vita all’arte contemporanea e far emergere e valorizzare questa risorsa, ricorrendo ad azioni di documentazione dell’esistente, di promozioni di iniziative ma anche di connessioni internazionali. Ricerca avviata da Paolo De Grandis già nel 1995 con l’ideazione dei padiglioni esterni alla Biennale di Venezia e la presentazione di nuovi paesi. L’innovazione sta quindi nel percorso che le opere effettueranno da una città all’altra e da uno spazio all’altro, arricchendosi di significati, nutrendosi di un nuovo pubblico, modificandosi nel nuovo allestimento creato appositamente per il MACRO dai vari artisti internazionali invitati a partecipare.
Yahon Chang ricrea per il MACRO l’esplorazione concettuale della sua installazione site-specific, composta da dipinti a inchiostro e realizzata espressamente per la 56. Esposizione Internazionale d’Arte presso la mostra del MOCA Taipei nel quadro degli Eventi collaterali della Biennale di Venezia, aggiungendovi nuove opere dedicate al MACRO – La Pelanda che, pur rifacendosi allo stesso quadro concettuale scelto per la Biennale di Venezia, sempre con il titolo The Question of Beings, riecheggeranno il sito storico della Pelanda.
In occasione dell’Evento collaterale allestito lo scorso anno alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia, Yahon Chang ha esplorato il tema “The Question of Beings” presso l’Istituto Santa Maria Della Pietà, dove ha creato una mostra site-specific costituita da una serie di nuovi dipinti a inchiostro su carta e installazioni con supporti misti, sondando la natura conscia e inconscia dell’individuo. Con la sua installazione specifica per il sito, che ha occupato tutto lo spazio espositivo, finestre, porte, soffitto, pareti e pavimenti, Chang si è interrogato sulla diversità e la complessità degli esseri viventi in uno sforzo per compenetrarsi nelle similitudini e nelle differenze esistenti tra i recessi dell’istinto umano e animale, riflettendo anche sulle proprie esperienze di vita mediante una ritrattistica in stile meditativo che risuona con i suoi sentimenti di diniego, lotta, accettazione e amore in questo mondo. I suoi ritratti di esseri senzienti, pur offrendo una materia varia, rappresentano la coesione attraverso l’unicità del loro stile compositivo. Suggerendo un legame spirituale con la chiesa posta di fronte alla sede dell’esposizione, hanno inteso evocare un sentimento di commemorazione per gli esseri del passato, del presente e del futuro, ricomprendendone al tempo stesso la grandezza e la mediocrità, i successi e i fallimenti.
Negli ultimi anni, Chang ha esposto presso diverse sedi, spesso realizzando opere site-specific, ma nell’ultimo anno le dimensioni delle sue opere sono cresciute come le sfide con cui si cimenta. Dalla 56. Esposizione Internazionale d’Arte - la Biennale di Venezia, Chang ha iniziato a creare opere site-specific più grandi per ogni mostra nel tentativo di riprodurre le dimensioni dello spazio e collegarsi con il contesto storico del sito, oltre che intessere un dialogo più ricco e creare una maggiore interazione con gli spettatori. Poiché nella sua evoluzione ama sempre più misurarsi con le sfide di una mostra site-specific, questa volta, per lo spazio del MACRO Testaccio - La Pelanda, l’artista si pone a un altro livello, sia fisico che psicologico, che lo porterà a realizzare in loco, nell’arco di 5 giorni, un’installazione formata da una serie di opere a inchiostro su drappi di tela, ciascuno lungo dai 10 ai 20 metri, che penderanno dal soffitto permettendo al pubblico di perdersi nei meandri di un labirinto di opere raffiguranti vari volti di esseri umani. I lunghi drappi richiamano il tradizionale dipinto paesaggistico cinese ricordando per analogia la cascata, ma la fluidità delle sue pennellate di inchiostro sulle tele ritrae diversi visi di esseri senzienti nel contempo astratti ed espressivi, metafora del corso della vita.
Chang ha amalgamato l’estetica della calligrafia con linee espressive per ritrarre una serie di volti che, nei lineamenti, rappresentano il sacro, il mondano e l’animalità. I molteplici visi riempiono il centro dello spazio espositivo su lunghi drappi di tela che raggiungono il pavimento, creando un ambiente interattivo che permette al pubblico di accedere a un mondo simile a un “Facebook alternativo” esortando lo spettatore a contemplare la natura degli esseri senzienti e, al tempo stesso, interrogarsi sul significato della propria identità e del senso della vita.
MACRO Testaccio – La Pelanda, ex mattatoio, ora è stato trasformato in uno spazio espositivo per l’arte contemporanea. Le opere di Chang fungeranno da commemorazione del passato, interrogandosi nel contempo sul significato della vita. Per la mostra di Venezia dello scorso anno, la sede scelta era un ex ospedale e orfanotrofio e Chang si è ricollegato al passato dei luoghi con la sua memoria e la sua fede, riflettendo sulla Vergine Maria, Gesù Cristo, l’essere umano e l’animale. Analogamente, al MACRO, Chang dipingerà sul posto per creare una composizione di quadri a inchiostro destinata allo spazio della Pelanda che riecheggi l’orrore e la fugacità della vita in un mattatoio, richiamandosi all’olocausto e ai conflitti dello scorso secolo che ricordano il doloroso processo della civiltà umana.
L’installazione costituita da dipinti a inchiostro conterrà anche sculture in ferro che fuoriusciranno dalle pennellate delle opere dell’artista, il cui senso non è creare una scultura in termini di status di grandezza, né un punto di riferimento, bensì una figura che abbraccia il suo ambiente e la natura materiale. La materialità della scultura in ferro interagirà con l’ambiente e subirà gli effetti degli agenti atmosferici naturali, per cui la ruggine rappresenterà la sua natura umile, ossia la decadenza e il ritorno alla natura, ed è proprio questa erodibilità che Chang sceglie per esprimere la natura effimera della vita e darle voce. La sua scultura non tenta di emergere dall’ambiente quanto piuttosto di mescolarsi con ciò che la circonda. Il ferro in sé è un materiale industriale durevole, ma la sua superficie non trattata si ossida e si deteriora, tanto da agire in direzione opposta rispetto alla durevolezza del materiale industriale e alla tradizione dell’imperitura grandeur della scultura. Con il suo pennello, Chang cosparge acqua sulla scultura che reagirà con l’aria e il sole, lasciando tracce delle sue pennellate sul ferro che accentuano i tratti figurativi dei visi incisi sulla superficie.