Una casa popolata da centinaia di farfalle ispirata alla celebre Farnsworth House di Mies van der Rohe e realizzata dagli artisti Bik Van der Pol. Con questa opera si inaugura ufficialmente la nuova ala del Museo.
Il progetto di Bik Van der Pol, appositamente pensato dagli artisti per gli spazi del nuovo MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, si inserisce nell’ambito della partnership che dallo scorso anno vede Enel affiancare e sostenere il Museo, con l’obiettivo di creare sinergie virtuose tra pubblico e privato nella promozione dell’arte contemporanea in Italia.
“Are you really sure that a floor can't also be a ceiling?” (Sei davvero sicuro che un pavimento non possa essere anche un soffitto?) – questo il titolo dell’opera tratto da una citazione di “Escher” – è stata premiata lo scorso marzo da una giuria internazionale quale opera vincitrice dell’Enel Contemporanea Award 2010, quarta edizione del progetto promosso da Enel che quest’anno, nella rinnovata formula del “premio ad inviti”, ha visto un Comitato Scientifico composto da curatori e critici di profilo internazionale invitare sette artisti provenienti da diversi Paesi. Ciascuno è stato chiamato a presentare un’opera inedita sul tema dell’energia appositamente pensata per i nuovi spazi del MACRO, mentre una giuria formata da personalità di spicco del mondo dell’arte e della cultura ha decretato il progetto vincitore.
In Are you really sure that a floor can't also be a ceiling? (Sei davvero sicuro che un pavimento non possa essere anche un soffitto?) gli artisti riflettono sul rapporto tra uomo e natura, sensibilizzando il pubblico sulla necessità di comportamenti eco-sostenibili con un’opera altamente simbolica, che racchiude il cuore pulsante e vitale del nuovo Museo. Un battito d’ali per il futuro. Un’architettura dentro l’architettura che, fino al 16 gennaio 2010, vedrà i magnifici spazi progettati dall’architetto Odile Decq dialogare con la struttura ideata da Bik Van der Pol, liberamente ispirata alla celebre icona dell’architettura modernista: la Farnsworth House realizzata nel 1951 da Mies Van der Rohe proprio pensando al rapporto ideale tra uomo e natura. Qui, centinaia di farfalle variopinte troveranno il loro habitat naturale grazie alla collaborazione scientifica con il Centro ButterflyArc del Professor Enzo Moretto, per ricordarci come un battito d’ali possa cambiare il mondo e come ogni piccolo gesto possa avere conseguenze più grandi. Il pubblico potrà accedere liberamente all’interno dell’opera rispettando un numero massimo di persone presenti contemporaneamente nella struttura a tutela del microclima idoneo per le farfalle.
La riflessione degli artisti si sviluppa simbolicamente a partire dalle farfalle, considerate oggi tra le specie più sensibili ai cambiamenti climatici tanto da essere reputate un vero e proprio indicatore relativo alle condizioni ambientali. Nell'era della globalizzazione crescente, non sono solo le economie, i mercati finanziari, le nazioni e i popoli a diventare sempre più connessi l'uno all'altro in modo dinamico. Anche il sistema ecologico globale, la biosfera che integra tutte le forme viventi e le loro relazioni e interazioni sul pianeta, sono influenzati dal continuo aumento delle attività umane. Negli ultimi anni vi è stata una progressiva accresciuta consapevolezza su questi temi e sull’impatto che possono avere i comportamenti delle persone posso avere. Il concetto di effetto farfalla, tratto dalla teoria del caos, ci spiega in questo senso come piccole azioni e variazioni minime, ad esempio il battito d’ali di una farfalla, possano produrre cambiamenti significativi su scala più ampia.
Anche la scelta, da parte degli artisti, di ispirarsi alla celebre Farnsworth House non è casuale. Nel 1951 Mies van der Rohe concepì l’edificio, con le sue grandi pareti trasparenti, quale riparo architettonico interno-esterno, al contempo indipendente dalla natura e ad essa connesso. La casa fu costruita accanto a un fiume. L'architetto aveva calcolato la crescita prevista del fiume, concependo l’alzato su due pali in modo tale che potesse resistere a eventuali inondazioni. Tuttavia, negli ultimi 60 anni, a causa di una maggiore urbanizzazione dell’area circostante, per ben sei volte le acque hanno raggiunto il livello dell'alzata danneggiando l’interno dell'edificio.
Ecco dunque come questa straordinaria icona dell’architettura modernista si possa unire simbolicamente al volo delle farfalle nell’opera di Bik Van der Pol per farci riflettere sui cambiamenti in atto e sull’urgenza di adottare comportamenti eco-sostenibili.
«I lavori di Bik Van der Pol sono sistematicamente legati alla creazione di nuove forme architettoniche, ricorrendo spesso a costruzioni temporanee che offrono nuovi spazi di interazione pubblica. I loro progetti lasciano testimonianze di riflessione che rimangono nel tempo nelle comunità in cui vengono realizzate. Questo effetto a lungo termine amplifica l’importanza degli interventi artistici portandoli a divenire una vera e propria risorsa che stimola l’immaginazione collettiva e la riflessione critica nella società» (Hou Hanru).
Liesbeth Bik e Jos Van der Pol lavorano e collaborano con il nome Bik Van der Pol dal 1995. Le loro opere invitano il pubblico a ripensare ai luoghi, alla loro architettura, funzione e storia. Esplorano le potenzialità dell’arte di produrre e trasmettere conoscenza, così come di creare momenti di comunicazione. Tra i progetti e le mostre più recenti annoverano: la Biennale di Istanbul; la mostra Volksgarten alla Kunsthaus Graz; Plug In presso il Van AbbeMuseum di Eindhove; Models For Tomorrow alla European Kunsthalle di Colonia; la Biennale di Mosca (2007); Fly Me To The Moon, al Rijksmuseum di Amsterdam; Naked Life, MOCA, Taipei (2006); Secession, Vienna; Cork Caucus Cork (2005); Nomads in Residence, uno spazio di lavoro itinerante per gli artisti, Utrecht (2003, con gli architetti Korteknie/Stuhlmacher). Hanno inoltre realizzati diverse pubblicazioni fra cui: Catching Some Air (2002), With Love From The Kitchen (2005), la serie in corso Past Imperfect (2005, 2007), Fly Me To The Moon (2006) e The Lost Moment (2007).