E’ la fotografa britannica Léonie Hampton l’artista protagonista della Commissione Roma 2017, che giunta alla sua XV produzione va a costituire un vero e proprio fondo all’interno delle collezioni dei musei civici cittadini. Ad accompagnare la Commissione Roma, la prima retrospettiva italiana dedicata a Guy Tillim, autore sudafricano simbolo del festival presentato a più riprese e protagonista della Commissione Roma nel 2009 e recentemente vincitore del prestigioso HCB Awards.
A partire dal 2003, la Commissione Roma ha commissionato ogni anno a grandi fotografi internazionali un “ritratto” della Capitale in totale libertà interpretativa, confrontandosi con la città in base alla propria estetica e al proprio vissuto. Inaugurata con Josef Koudelka nel 2003, ha visto poi succedersi fotografi come Olivo Barbieri (2004), Anders Petersen (2005), Tim Davis (2013), Marco Delogu (2014), Paolo Pellegrin (2015) fino a giungere alle due Rome Commissions affidate all’americano naturalizzato sudafricano Roger Ballen e all’inglese Simon Roberts nel 2016. Oltre ai fotografi che hanno lavorato alla Commissione Roma, il progetto ha visto coinvolti nel tempo molti altri autori tra cui Martin Bogren, David Farrell, Matthew Montheith, Hans-Christian Schink, David Spero, Pieter Hugo, Juan Fabuel, Agnes Geoffray e Miguel Rio Branco tra gli altri.
Note biografiche
Léonie Hampton è una fotografa britannica conosciuta e apprezzata soprattutto per l’approccio molto intimo con il quale interagisce con i suoi soggetti, quasi esclusivamente nuclei familiari. Nuclei, questi, con cui Leonie entra in contatto molto diretto, insinuandosi nella loro quotidianità, quando il nucleo familiare oggetto delle sue indagini non è quello di cui essa stessa fa parte, come invece accade nella sua serie The Shadows of Things, in cui l’artista affronta i disturbi ossessivi compulsivi della madre.
Léonie viene a Roma accompagnata dalla sua giovane famiglia e si è avventurata nella città guidata dagli Stalkers, un gruppo artistico riconosciuto per la sua enciclopedica conoscenza dei luoghi meno noti di Roma – i suoi edifici ed i progetti urbanistici incompiuti, gli ampi spazi abbandonati che ritornano alla flora selvaggia e agli animali, ed i villaggi temporanei che sorgono sulle rive del Tevere, abitati da migranti intrappolati in un limbo legale. Concentrando la sua indagine sull’eredità di questi luoghi, le immagini di Léonie pulsano di un’energia misteriosa e sembrano descrivere un mondo sull’orlo del collasso eppure ancora brulicante di vita. Quella che ne è emerge è un’archeologia del contemporaneo che apre agli interrogativi su ciò che è accaduto in questo mondo e se ciò possa contenere gli indizi di cosa accadrà in un futuro prossimo.
Guy Tillim è un fotografo sud-africano principalmente conosciuto per i suoi lavori incentrati sulle regioni turbolenti dell’Africa sub-sahariana e che molta attenzione ha dedicato a Johannesburg e le sue tensioni, città di cui è originario.
Vincitore con il suo ultimo progetto, Museum of the Revolution, del prestigioso HCB Award istituito dalla Fondation Henri Cartier-Bresson, quest’anno tornerà al MACRO di Roma per la sua prima retrospettiva italiana. Autore importante più volte in mostra a Roma dove ha collaborato assiduamente a FOTOGRAFIA; la prima volta nel 2006 con Petros Village, per poi ritornare nel 2009 chiamato proprio dalla settima edizione della Commissione Roma grazie alla quale ha prodotto Roma, città di mezzo. Ha poi ripreso parte al festival sugellando una grande e duratura amicizia esponendo Second Nature - Polynesia nel 2013 e poi nel 2015 i ritratti in bianco e nero dei miliziani della Mai Mai Militia. Tutti questi lavori, insieme al progetto vincitore dell’HCB Award e a fotografie provenienti da Leopold and Mobutu (2004), Congo Democratic (2006), Second Nature – Sao Paulo (2012), Joburg: Points of View (2014), Edit Beijing (2017) e molti altri lungo tutta la carriera dell’artista, saranno per la prima volta esposti in dialogo tra loro al MACRO di via Nizza nella mostra retrospettiva O Futuro Certo.