La più ampia personale finora dedicata all’artista romana Gea Casolaro, che dal 2009 si divide tra Roma e Parigi. Il titolo della mostra rivela uno dei temi più cari all’artista, quello dell’importanza dello sguardo altrui nella costruzione della propria opera, così come nella visione dell’arte e della vita in generale.
Gea Casolaro mette in atto questa riflessione attraverso differenti modalità formali, che mirano a raggiungere un medesimo obiettivo: dimostrare la necessaria rimessa in discussione del punto di vista soggettivo, a favore di una visione collettiva e comunque più ampia e complessa della realtà. Emblematico in tal senso è il manifesto A cosa starà pensando la persona accanto a te? (2008) che insieme ad altri poster d’artista fu proposto nelle strade di Bologna alla riflessione dei passanti e che Casolaro significativamente ripropone quale incipit della mostra.
Analogamente, con la serie South, lo spettatore è obbligato a rimettere in discussione la percezione del paesaggio e, al tempo stesso, la propria posizione sulla mappa del mondo. Una serie di bellissimi paesaggi esposti sotto sopra induce a riflettere sulla visione tipicamente occidentale del sud del mondo e sul conseguente indotto di pregiudizi e stereotipi.
Nella serie Sharing Gazes, realizzato con un gruppo di studenti della School of Fine Arts di Addis Abeba, Casolaro si sofferma sulle trasformazioni e contraddizioni dell’avanzare della modernità nella capitale africana. Il progetto esalta il processo creativo collettivo posto in essere da Casolaro, un processo fondato sulla condivisione dell’esperienza visuale di uno spazio e soprattutto sullo scambio dei punti di vista.
Still here, progetto seminale dell’esperienza artistica e personale avviatasi con il trasferimento a Parigi, si basa sulle relazioni tra cinema e realtà quotidiana, tra memoria e identità nelle vie della capitale transalpina. L’artista utilizza lo sguardo fissato in precedenza dai registi sulla Ville Lumière. Attraverso la visione di centinaia di film girati nella capitale francese, a cui si alternano ampi percorsi a piedi in lungo e in largo per i quartieri parigini, Casolaro ha creato la propria memoria di quei luoghi, dotandosi di ricordi non vissuti direttamente ma interiorizzati attraverso le storie dei personaggi dei film, attraverso la visione dei loro autori.
Si torna invece al 2003 con il progetto Doppio sguardo, una installazione composta da una serie di fotografie e un video realizzati lungo Calle Florida, la principale strada pedonale di Buenos Aires, all’indomani della terribile crisi economica che sconvolse l’Argentina. Il video è girato in un unico piano-sequenza e fornisce una visione completa ma estremamente rapida di tutto ciò che accade intorno, mentre le foto offrono, al contrario, vari dettagli e spunti di riflessione pur mostrando solo piccole porzioni di paesaggio.
Ancor prima, nel 2001, Gea Casolaro ha operato, attraverso la serie Ricordando… - rappresentata in mostra dal monumentale Ricordando Rousseau - un corto circuito spazio-temporale in cui l’influenza dello sguardo nella quotidianità si va intrecciando con la storia dell’arte e con le tracce che essa lascia nella mente di chi la frequenta, tanto profonde da diventare inevitabili quanto involontarie proiezioni sulla realtà che ci circonda.
Casolaro non cela mai il coinvolgimento del suo personale sguardo, seppure considerato valido quanto quello di qualunque altra persona, non si nasconde dietro la macchina fotografica, anzi accetta le sue responsabilità di artista. Questo coinvolgimento personale traspare da tutta la sua opera, ma diventa ancor più evidente in On the time line (2011), autoritratto in cui l’artista si propone di spalle nella medesima posizione delle figure dipinte nel quadro che lei stessa sta guardando La reproduction interdite di René Magritte, divenendo così parte dell’opera stessa.
In ognuna delle opere selezionate per la mostra, Gea Casolaro sottolinea l’importanza della messa in dialogo dei punti di vista tra persone, storie, tempi e culture, per potenziare le nostre capacità di analisi delle immagini, della società e della realtà, in cui ogni frammento, ogni individuo è importante per la sua complementarietà con il resto del mondo.
È con questa chiave interpretativa che vanno lette anche le altre opere, i video e il materiale documentario in mostra, come la serie di foto (corredate da un testo) intitolate Autoritratti infiniti (1999), un lavoro nato come autoritratto d'artista per la rivista Artel dove Casolaro ha fatto in modo che in ogni foto ci sia sempre qualcuno che guarda direttamente "in macchina" e quindi, come negli antichi ritratti rinascimentali, direttamente negli occhi di chi guarda, fotografo o spettatore che sia. O ancora, il video Il popolo del castello, significativamente dedicato a Franca Viola, e i due video Fuori da qui - Rebibbia femminile (2005) e Fuori da qui - Rebibbia maschile (2006) dove Gea Casolaro, incontrando le detenute e i detenuti della casa circondariale romana di Rebibbia, ha lavorato insieme a loro con testi, disegni e fotografie per riflettere sulla possibile rappresentazione del "fuori" visto da dentro il carcere.
A completamento della mostra, oltre ad una selezione di cataloghi a disposizione del visitatore nelle apposite cassettiere da esposizione, Gea Casolaro alterna materiale di documentazione con ulteriori opere (Percorsi identitari (2008); Mille storie, una lotta immagine utilizzata per la tessera CGIL del 2010; You are here (and we are stilll here too) del 2008-2009; Cartoline personali, 2003; To feel at home, 2002; Regards tempora ires sur Paris (2014).