Asylum of the Birds è il titolo che Roger Ballen ha scelto per riunire i suoi lavori recenti. Parole nel cui spessore giacciono realtà e significati diversi. Da un lato, un insieme di baracche nei sobborghi di Johannesburg che, tra verità e finzione, ospita un variegato gruppo di abitanti ed un cospicuo numero di uccelli in libertà. Dall’altro, un luogo simbolico nel quale si incontrano terra e cielo, vita e morte, inferno e paradiso. Al tempo stesso rifugio, prigione, nido e gabbia, in esso convivono la colomba bianca ed il corvo nero, l’apparizione biblica che annuncia il futuro o l’ incubo allucinato di una fine senza fine, come nei versi di Poe.
Nell’ambiguità di simboli e metafore, questa raccolta di fotografie delinea un universo che ricorda quello dei Caprichos di Goya. E’ un “sueno de la razon”, un sonno o un sogno della ragione che “produce monstruos”, genera mostri, esseri straordinari, eventi prodigiosi. Un’immersione profonda nei cunicoli del subconscio fino agli inferi, fino ai territori più oscuri dell’Io. Roger Ballen, in effetti, lascia libero il proprio pensiero di regredire al di qua del ragionamento e della logica. Si avventura in quei labirinti della psiche che precedono le idee, nei quali regnano le immagini. Là dove esse nascono seguendo il flusso dell’analogia e si susseguono sotto la spinta di forze incontrollate. Non si giustificano attraverso la costruzione razionale di una scala di valori.
Asylum of the Birds è un universo visionario, alogico e amorale, dove bene e male si fiancheggiano senza escludersi. Il bello non coincide con l’uno, ne ciò che e brutto rappresenta necessariamente l’altro. E’ un luogo in cui anche bello e brutto sono ancora- o ormai - indistinti. Un universo estetico fondato sulla meraviglia, non sull’armonia. Un mondo nel quale l’apparenza non ha nessuna importanza in sé, perché ogni cosa, animale o persona è molto più di ciò che si vede, è un’apparizione. Si manifesta come un involucro materiale, ma al tempo stesso e una reliquia dalla quale l’invisibile può essere evocato. L’opera dell’artista diventa cosi una sorta di rito sciamanico, teso a rivelare ciò che ogni fotografia occulta dietro il proprio aspetto di riproduzione oggettiva della realtà. Talismani, feticci, amuleti. Strumenti di un rito funebre, dapprima, e di una magica celebrazione della rinascita, in seguito. Simboli della caduta e del volo. Visioni di Underworld e Heaven, che convivono all’interno della stessa mente.
Il festival è promosso dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, co-prodotto dal MACRO e Zètema Progetto Cultura con la direzione artistica di Marco Delogu.
Con la partecipazione di:Accademia di Francia a Roma - Villa Medici; Accademia Tedesca - Villa Massimo; Azienda Unità Sanitaria Locale Roma E - Santa Maria della Pietà; IIla; MiBAC; ICCD - Istituto Nazionale per la Grafica - Museo Arti e Tradizioni Popolari; Officine Fotografiche - Emerging European Talents; Palazzo delle Esposizioni; Forum Austriaco di Cultura; Studio Legale Graziadei; GQuadro Advertising; Save The Children.