a cura di Danilo Eccher
L'inaugurazione a MACRO precede di un giorno un'altra personale di Schneider, in piazza San Marco a Venezia presso la Fondazione Bevilacqua La Masa, per la quale l'artista ha progettato un singolare percorso in un tunnel buio dove riprende il progetto della Ka’aba alla Mecca. Il catalogo Electa, documenterà entrambe le iniziative.
Si ringrazia Fondazione Bevilacqua La Masa, Comune di Venezia
Immagine: PAOLO CHIASERA/MACRO, Forget the heroes, 2008, Still da video, Tecnica mista; 4 canali video, Foto: Luca Fontana, Collezione MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma
Per la mostra realizzata a MACRO Gregor Schneider si concentra sull’idea del doppio, motivo conduttore di tutta la sua produzione. Gli ambienti ricostruiti al Museo sono: il bagno, la camera da letto dei genitori, una cella di isolamento. Quest’ultima, è ispirata alle celle di sicurezza del Campo V del carcere di Guantánamo di Cuba e fa parte della ricerca di Schneider su spazi socialmente rilevanti. Le sale speculari, vengono collegate da una porta girevole, come quella delle hall degli hotel, installata sul ponte vetrato al secondo livello del Museo.
MACRO presenta, presso le Sale MACRO, la personale dell’artista tedesco Gregor Schneider nato nel 1969 a Rheydt, una piccola città in una regione industriale della Germania. La casa di famiglia, una villetta dall’apparente normalità, è il luogo da cui continua a svilupparsi - dal 1985 - la sua ossessiva indagine artistica.
La ricostruzione di tutti gli spazi della casa di Rheydt gli valse il Leone d’oro nel 2001 alla 49ma Biennale di Venezia presso il Padiglione Tedesco (Totes Haus u r).
Haus u r (La casa morta) è il titolo del progetto di rivisitazione degli spazi domestici della casa di famiglia, portato avanti per circa vent’anni. Gli ambienti della casa sono oggetto di un incessante lavoro di modificazione attraverso la costruzione di muri, di fessure, di corridoi, di finestre murate, di tunnel, che fanno dell’edificio di Rheydt un’opera d’arte in continuo divenire.
Schneider è arrivato a coprire le porte e le finestre dell'edificio con pannelli isolanti nell’intento di rendere la casa un claustrofobico contenitore, totalmente isolato dal mondo esterno.
Dal 1990 l’artista ha cominciato a riprodurre alcuni ambienti domestici presso spazi espositivi. Ogni volta che ciò accade le stanze prescelte “spariscono” dalla casa tedesca.