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Studio #1 e Studio #2
Gli artisti vincitori del bando "Programma Artisti in Residenza" 2015, Emanuela Ascari e il collettivo Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe, Rosario Sorbello), aprono al pubblico gli studi dove lavorano.
Emanuela Ascari, nata a Sassuolo (MO) nel 1977, presenta al MACRO Ciò che è vivo - project, un lavoro che si rivolge all'agricoltura organica quale ambito nel quale rintracciare forme di equilibrio tra l'uomo e l'ambiente, e dal quale elaborare un pensiero eco-logico e bio-centrico necessario ad un ripensamento dei valori e dei modelli economici e sociali. La Ascari presenterà presso il MACRO gli sviluppi di una azione paesaggistica “Ciò che è vivo – culture tour”, svoltasi tra aprile e maggio 2015 portando in giro un'installazione itinerante composta da lettere di legno che formano la frase “Ciò che è vivo ha bisogno di ciò che è vivo”, in un viaggio in Italia tra agricoltori organici, biologici e biodinamici, sui cui terreni è stata posizionata la scritta. L'azione è stata un pretesto per l'incontro e per stringere relazioni, per condividere un pensiero con persone che hanno scelto di dedicarsi alla terra quale atto culturale e politico di resistenza nei confronti di un sistema che privilegia altre logiche, conducendo e producendo un’altra economia, e un altro immaginario.
Gli Impresari (Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe, Rosario Sorbello) è un collettivo artistico impegnato in un lavoro di ricerca sulle forme del teatro barocco, sulla scenotecnica e in particolare sul complesso mondo delle macchine teatrali, dispositivi grazie ai quali era possibile ottenere rapidi cambi di scena, improvvise apparizioni o simulazioni di effetti naturali, come il suono del vento, il boato del tuono o lo scorrere delle nuvole. Il collettivo propone al MACRO la performance La commedia delle macchine, ispirata all’omonima commedia scritta dall’artista Gian Lorenzo Bernini nel 1644 e mai messa in scena prima.
A partire dal ruolo dei dispositivi scenici intesi come veri e propri strumenti di meraviglia, la proposta vuole ragionare sulle implicazioni politiche ed estetiche che ruotano intorno all’utilizzo di questi antichi strumenti di propaganda, considerando il loro valore analogico come virtù essenziale per sviluppare una riflessione sul concetto di tecnica nella società contemporanea. Il progetto mira a trasformare il museo in un laboratorio dove mostrare il meccanismo stesso di produzione di uno “spettacolo”. Nei mesi di residenza, lo studio diverrà dunque una sala prove dove ideare la performance, progettare e realizzare le macchine e i costumi di scena.